Cessi trasparenti e educazione della gioventù. Su #letroiedellamiascuola
di AsinoMorto
Grande movimento in queste ore su Twitter, dove sta “spopolando” il tag #letroiedellamiascuola, sparato nei Topic Trend dalla solita tetragona coesione dei Bimbiminkia.
E se non conoscete il significato delle parole (nell’ordine) Twitter, spopolare, tag, Topic Trend, bimbiminkia, mi dispiace per voi, temo che non troverete nessuna spiegazione in questo post.
Sono però convinto che tutti sappiate cosa significa “troia” e quindi forse è da qui che bisogna partire. Perché, temo, il rischio è che alla parola “troia” tutto rischi di finire.
Perché, temo, tutti gli adulti che si trovavano su Twitter e hanno letto “troia”, hanno immediatamente derivato dall’uso del termine, poco corretto, irrispettoso della parità di genere, volgare e rozzo, che si trattasse di: bullismo (anche alla luce di recenti e tragici fatti di cronaca), misoginia, uso distorto della rete che richiede “cultura digitale”, scarsa fiducia nel futuro causa generazione di disgraziati e via (e)scatologicamente elencando.
Dove qui per “immediatamente”, si intende con grande senso civico, in buona fede, assai attenti al futuro della gioventù, ma senza leggere i tweet e senza provare a capire la questione, prima di giudicarla.
E io che da fortunato padre di tre figlie, una delle quali di età giusta per fare la bimbaminkia, ho il dovere e la necessità di capire se mia figlia è/sarà una troia o è/sarà una che sulle troie twitta o è/sarà qualcos’altro, mi sono impegnato e ho provato a capire un po’ di più, avendo abbandonato da tempo l’ansia del giudizio, che basta e avanza lo sforzo del capire.
E insomma, quello che credo di avere capito è che qui non è tanto questione di bullismo o misoginia. Se mai possibile, è peggio.
Perché questa è una questione di ragazze contro ragazze (a far partire il trend è stata una ragazzina di terza media) e i maschi sono come in “Speriamo che sia femmina”, nel senso che arrivano, dicono qualche stronzata e poi vanno via, senza lasciare traccia.
E’ uno scontro tutto al femminile tra le “troie”, che sono le vincenti emule dei modelli consumistici e televisivi, corrotti e volgari del nostro tempo. Che hanno capito o, meglio, hanno cominciato a percepire, il potere del sesso come merce, del corpo come merce. E si truccano “con tanta terra da coltivarci la verdura”, ostentano griffe “come se andassero a una sfilata”, fanno vedere le tette, “vanno con tutti” per quello che vuol dire la frase a 12-13-14 anni, se è vero che tutte si vedono costrette a simulare con la carta seni che non hanno ancora.
Sono le vincenti, le cheer leaders, sono quelle che aspirano a diventare veline, fidanzate di calciatori, puttane di potenti. Sono il mondo che vedono trasparire dai nostri occhi di adulti che contamina la scoperta della loro sessualità.
E dall’altra parte, altre ragazzine come loro ma diverse da loro, quelle che “escono da scuola e si mettono le cuffie” per ascoltare i loro idoli, che non le “caga” nessuno, che credono nell’amore e non si vestirebbero mai con “pantaloni militari” e con magliette scollate “quando fuori ci sono 5 gradi”. Le perdenti, quelle che non hanno nemmeno dato il primo bacio. Le sfigate. Quelle che vanno prese per il culo e “fatte sentire inferiori”.
E allora capita che le sfigate si ribellino e lo facciano su Twitter che da voce alla loro frustrazione e nel modo peggiore, scaricando stereotipi di segno diverso e volgarità analoghe sulle loro compagnie. Senza la capacità di dare un senso “politico” alla loro opposizione al modello imperante, senza dare alternative, un po’ invidiando le nemiche.
Senza nemmeno la cautela di scegliere la parola giusta. Che se il tag era #levelinedellamiascuola, o #leragazzeomologatedellamiascuola, o magari #leservedelpoteredellamiascuola, forse adesso tanti adulti pigri parlerebbero di gioventù ribelle ma consapevole, il futuro del 99%, Twitter come sfogo di una generazione con la testa sulle spalle.
E invece no, la ragazzina di terza media usa la parola “troia” perché è quella che si usa in questi casi e lei non vuole parlare con voi adulti, che non capite un cazzo, ma con le sfigate come lei.
E allora il problema vero, forse, credo di avere capito, è che sono tutte vittime, senza una alternativa, mica giudicare, ma tipo guarda che non sei sfigata e loro non sono troie, il mondo è migliore di così, il tuo futuro sarà migliore di così. La parità di genere, il cervello, il diritto di usare le parole con cautela, perché le parole sono importanti.
Il problema vero è che quelle ragazze sono sole in questi tempi limacciosi e confusi. E allora gridano quando e dove possono, scaricando le tonnellate di volgarità e contraddizione e merda del nostro tempo su un tag e vaffanculo troia.
E noi adulti, noi educatori, noi sempre pronti al giudizio e alla puzza sotto il naso che facciamo ? Sono (cyber)bulle, sono misogine, sono il futuro perduto, vergognatevi, ai nostri tempi.
E Twitter. Che schifo, non sapete usarlo, ci vuole la netiquette, mica come noi adulti che lo usiamo per scambiarci le grasse cazzate della domenica pomeriggio e il WTF e il LOL da adolescenti mal cresciuti e il livore qualunquista e la misoginia quella vera e i mille altri pregiudizi di cui non ci si vergogna neppure più.
Mica che forse lo strumento non c’entra un cazzo, mica che forse c’entriamo noi e il mondo che noi abbiamo partecipato a costruire.
Che siamo sempre da un’altra parte, che abbiamo sempre qualcosa di importante, che non capiamo il mondo e del mondo è la colpa di tutto. Mica nostra.
E allora, incredibile a dirsi, rivoluzionario a dirsi, immondo a dirsi, Dio benedica Twitter, sordido cesso pubblico dai muri trasparenti, pieno di stronzi e puttane e volgarità e qualunquismi e merda.
Vero lupanare del mondo, al mondo sovrapposto e del mondo specchio.
Ma trasparente, aperto, gloriosamente predisposto a concedere al sordo di poter sentire (se vuole) e al muto di poter parlare (se vuole).
E al Padre di capire, senza giudicare, il mondo dove le sue figlie dovranno vivere. E magari provare a indirizzare qualche insegnamento, qualche dritta, qualche seme. Buttare lì qualche segno di vicinanza, di comprensione, di anticipazione degli eventi.
E sperare che al momento giusto, quando sua figlia si troverà in mezzo al flame della vita, possa trovare in quello spazio oscuro e infinito tra cervello, cuore e stomaco, un cenno di dubbio, un alito di riottosa e perplessa curiosità alla diversità del mondo. Alla complessità del vivere che sta tra una troia e una sfigata.
E che non si sentisse proprio sola, senza un approdo, senza nulla, in questo mare oscuro e cattivo.
Perché i padri solo questo possono fare. Sperare di aver fatto bene il loro lavoro, quando arriverà il momento di dimostrarlo. Non giudicare, non interpretare la vita degli altri secondo la vita propria, non sbertucciare ciò che non si capisce. Ma stare lì in attesa e limitare al minimo le proprie colpe.
Perché le colpe dei padri, ricadono sempre sui figli. Altro che Twitter, porca troia.
Commuovente.
Dico davvero.
Grazie, attendo sempre il tuo parere con ansia…
E comunque, quanto sarebbe stato bello fare i genitori in tempi più facili, che so, durante la Peste Nera o all’ultima glaciazione… 😉
Ciao molto interessante io che sono stata una sfigata ibauanto grassa e secchione posso dirti che sono stata etichettate troia in quanto un anno fa ho accettato l invito x un cinema….. La storia dura ancora lei era una mia amica lei ha la mia età…… Questo per dirti che dipende dai valori e dalla intelligenza di ognuno di noi… E twitter Mon c era……
Infatti, ne sono convinto. Il problema sta fuori e si amplifica dentro alla rete…
In rete dovrebbero starci le persone mentalmente elastiche e intelligenti ( non parlo di studi) forse dovremmo dire educate….
Eh eh troppo facile… No, va bene così, “dai diamanti non nascono i fiori”, giusto ? 😉
Se Bandura avesse letto il tuo post, lo avrebbe inserito nelle appendici della sua teoria dell’apprendimento sociale….
Osservazioni (purtroppo) più che condivisibili…..
Grande Luca!
opsssss linglima!!!
Grazie mille, anche perché ho scoperto chi è Bandura… Grazie 🙂
Ho l’età adatta per contribuire a TT #letroiedellamiascuola (forse qualche anno in più), al quale comunque mi astengo a contribuire avendo di meglio da fare e vivendo nella totale insofferenza verso i miei coetanei. Vorrei solo ricordare questo agli adulti: voi siete andati al liceo, giusto? E scommetto che anche ai vostri santi beneamati tempi andati c’erano quelle giuste e quelle no, quelle che a quattordici anni avevano già le tette e sapevano di averle e quelle sfigate che prendono 9 in latino; scommetto che anche quando voi eravate giovani (e qui mi rivolgo alle donne) c’era quella che la dava a tutti, e anche se cesso inguardabile era la più popolare. Non mi rivolgo all’autore, la cui opinione è sacrosanta e assai condivisibile; mi rivolgo ai genitori che si iscrivono a Twitter per capire la mente dei propri figlio. No, così non va. Grazie, davvero, per non aver fatto la solida laudatio temporis acti; a quella ci pensa Studio Aperto.
Hai ragione. Leggendo la timeline mi sono tornate alla mente decine di episodi identici del mio liceo dello scorso secolo. Il problema è che gli adulti hanno questa cosa di dimenticare quello che facevamo da ragazzi e ci sembra sempre che le cose peggiorino rispetto ai vecchi tempi.
Si chiama vecchiaia e prima o poi colpisce tutti.
Per Twitter come modo per capire le menti dei figli. Non credo sia così e mi dispiace se sono stato poco chiaro. Il problema è (provare a) capire il tempo che si sta vivendo, soprattutto quando questo tempo cambia velocemente e tutto sembra senza senso e difficile e sbagliato.
Ma se provi a capire il tempo, a “reingegnerizzarlo”, allora, forse, immagino, riesci a capire anche chi in quel tempo c’è nato, appunto, i tuoi figli.
E comunque, ci devi provare, metti mai…
Grazie 🙂
Le donne sono le peggiori nemiche delle donne. Da sempre. Gli uomini fanno gruppo. Anche questo dai tempi dei tempi. E noi ce la prendiamo sempre in quel posto. Sei sempre un grande
Questa cosa in effetti è il tipico luogo comune, ma verissimo, con il semplice dettaglio che siamo noi maschietti a fare di tutto per alimentare questa divisione. E quindi un po’ di scotto andrà pagato, prima o poi.
Grazie 🙂
E’ raro leggere di comprensione senza giudizio verso quest’età della vita, le tue figlie sono fortunate, davvero. E magari saranno fra quelle che mostreranno alle loro coetanee la bellezza e la complessità del vivere, al di là degli stereotipi. Germe di un mondo migliore per tutti.
Non dirlo a nessuno, ma mia figlia mi considera un povero pazzo. L’altro giorno ho chiesto, tanto per rompere il ghiaccio, a una sua amica se era una “directioners”, sfoggiando una certa competenza sull’argomento 😉
Per mia figlia è stato uno dei momenti più imbarazzanti della vita, perché ha considerato la cosa un “trucco” e una indebita invasione di campo, del tipo, cosa avrà in mente quello… 😀
Per dire che l’importante è provarci, mica riuscirci… Grazie mille 🙂
Si sa, la fortuna tendiamo a riconoscerla solo più avanti, a una certa età c’è solo una sana intolleranza… grazie a te per il tuo scritto, fa sempre bene un po’ di onestà.
Lucida analisi, anche se più di una lotta tra “sfige” e “popolari” mi sembra un tutti contro tutti, perchè se hai “capito o, meglio, hanno cominciato a percepire, il potere del sesso come merce, del corpo come merce” la concorrenza non ti piace.
(Ho paura che “vanno con tutti” a 12-13-14 possa avere “pieno” significato)
Eh, non so, senz’altro la sessualità che esce fuori è, come dire, “irrisolto” e confuso… Detto da laico, se l’età della prima volta è così bassa e la “guerra” è così accessa, allora abbiamo sbagliato tutto.
Non perché facciamo qualcosa per impedirlo, ma perché facciamo tutto per evitare di pensare alla questione, mettendola sotto il tappeto…
Mi gira la testa… 🙂
“E noi adulti, noi educatori, noi sempre pronti al giudizio e alla puzza sotto il naso che facciamo? Sono (cyber)bulle, sono misogine, sono il futuro perduto, vergognatevi, ai nostri tempi.
E Twitter. Che schifo, non sapete usarlo, ci vuole la netiquette, mica come noi adulti che lo usiamo per scambiarci le grasse cazzate della domenica pomeriggio e il WTF e il LOL da adolescenti mal cresciuti e il livore qualunquista e la misoginia quella vera e i mille altri pregiudizi di cui non ci si vergogna neppure più.”
Mi piace quest’idea che solo gli adulti – padri di famiglia o fallimenti umani delle “cazzate della domenica pomeriggio”, ma comunque sempre e solo adulti – si possano indignare per il magico contenuto del tag #letroiedelladomenica. Perchè l’ultima volta che ho controllato io non ero nè un’adulta, nè un’educatrice, nè pronta al giudizio nè con la puzza sotto il naso, twitter lo so usare e uso internet tanto per il LOL quanto per fare cose costruttive, ma mi sono ritrovata ugualmente con il mento per terra a leggere la valanga di tweet che sono piovuti ieri sera.
E, a titolo informativo, non sono un caso isolato: nella mia twitlist di un centinaio di persone, prevalentemente ma non esclusivamente ragazze, di ogni provenienza ed educazione, di un’età che va dai 15 ai 30 anni, non ho visto UN SOLO SINGOLO TWEET che approvasse #letroiedellamiascuola. Forse ho buon gusto io nel scegliere chi followare, o forse è perchè mentre metà twitter si crogiola nell’insulto libero ce n’è un’altra metà, che parla di meno, che non dà fiato alle tastiere con tanto abbandono, ma che ha un cervello tra le orecchie e quando vuole sa usarlo benissimo. Non c’erano solo insulti in quel TT, ieri sera, c’erano anche persone indignate, che parlavano di cyberbullismo e misoginia, e penso che poche di quelle persone avessero più di vent’anni. “Tutti i giovani fanno schifo” è così demodé, suvvia.
Mi piace anche la convinzione che intravedo tra le sue righe che gli adulti detengano la misoginia “vera”. Cos’è questa misoginia “vera” che gli adulti si scambierebbero su internet, mi chiedo? Battute scadenti sulle donne che devono stare in cucina a preparare sandwich? Ironia sulle centoventi e passa donne che l’anno scorso sono state ammazzate per la sola colpa di essere donne? Resoconti divertiti di episodi di misoginia giornaliera – donne che guadagnano meno dei colleghi maschi per nessun motivo, donne licenziate per il solo fatto di avere un utero, donne picchiate dai partner perchè se lo meriterebbero?
Ma più che altro mi chiedo, se quella che si scambiano gli adulti è misoginia “vera”, cos’è quella di #letroiedelladomenica?
Quella che lei chiama misoginia “vera”, signore, non è più “vera” di quella di un trendig topic su twitter, è solo più vistosa; è misoginia palese, grossa, che dovrebbe essere sparita da un pezzo ma c’è ancora, ma almeno tutti riconoscono come tale – QUESTA misoginia invece, quella de #letroiedellamiascuola, è la misoginia più grave, perchè è pervasiva, perchè è ovunque, perchè è così infida e radicata che persino una persona che decide di scriverci un articolo sopra stenta a riconoscerla come tale. Questa è la misoginia interiorizzata con cui è venuta su la mia generazione, quella del ’91, e con cui stanno venendo su tutte le generazioni a seguire, e la cosa devastante – un punto del suo articolo che condivido – è che non c’è nessuno che si prenda la briga di spiegare a queste povere ragazzine (ma anche ragazzini) sempre pronti a spararla grossa che truccarsi non vuol dire essere una troia.
Sinceramente, dallo sparare a zero su #letroiedellamiascuola al giustificare uno stupro perchè “eh, ma l’hai vista che troia, è una che la dà a tutti, secondo me c’è stata ma non le è piaciuto” il passo è breve, e un TT del genere ha mostrato che c’è un terreno estremamente fertile perchè questa fetta di gioventù venga su con idee del genere.
Su twitter, però, ha ragione: “lo strumento non c’entra un cazzo”, quello che ha fatto è stato solo di mostrarci i picchi di genio che possono raggiungere una manica di quattordicenni annoiate pronta a fogarsi a vicenda contro delle donnacce che, vergogna delle vergogne, si permettono di avere un fidanzato quando loro non ne hanno ancora trovato uno.
Vorrei essere chiaro e se non lo sono stato mi dispiace.
Che l’Italia sia arretrata dal punto di vista dei diritti civili, della parità di genere e che la condizione femminile sia una priorità importante per tutti, uomini e donne di questo paese, non c’è alcun dubbio.
Che temi come la misoginia ma tanti altri che finiscono in -ia, vadano presi con le molle, facendo attenzione anche alle più piccole sfumature, non c’è alcun dubbio.
Ma i problemi, per essere risolti, devono essere correttamente inquadrati e compresi, al meglio delle possibilità.
Quello che volevo provare a dire, sulla base delle reazioni di chi ha letto la timeline, ma anche di tanti adulti che avrebbero avuto le stesse impressioni, leggendo la timeline, è che qui non si deve entrare nel merito, né tantomeno giustificare alcunché.
Qui si deve ascoltare e capire. Se tu mi dici che ci sono molte ragazze fuori da questo frame troie-sfigate, io ti rispondo: non mi stupisce.
Perché non esiste niente di simile a “voi giovani” o a “voi donne” o al “popolo di twitter” e quindi è normale che ci siano ragazze e ragazzi diversissimi tra loro, che non è giusto etichettare e a cui non è giusto dare risposte sbagliate per una generalizzazione affrettata di qualche articolista o mammina o papino.
Ripeto: osservare, capire, interpretare. E basta.
Se ho dato giudizi, mi dispiace. Se non ho capito, spiegami. Se ho dato spunto a qualche adulto di riflettere, sorridimi.
E grazie 🙂
Così è un padre, accompagna sperando di avere saggezza sufficiente a splendere alle sue spalle per proiettare un’ombra davanti al cammino dei figli che sia aiuto, esempio, indice e ristoro sulla via. Un platano.
Parole ben dette, grazie 🙂
Viviamo nel mondo di mezzo. Non siamo ancora liberi dalla caccia alle streghe.
E’ vero. E diamo la colpa a tutti (alla rete, alla crisi, al destino cinico e baro), tranne che a noi stessi… 😉
[…] {continua a leggere sul blog di Luca Padovano} […]
[…] ha scritto una cosa molto bella che ci aiuta a capire cosa ci sia dietro questi fenomeni e la verità è che probabilmente non ci […]
molto interessante, grazie. Ho figli ancora sufficientemente piccoli per non avere questi problemi, ma è giusto capire ciò che in ogni generazione capita, con problemi diversi, sempre difficili da capire per chi educa. Ho molto apprezzato la sua definizione di noi quarantenni che usano i social: precisa, tagliente, ma non violenta
Grazie a te 🙂
eh, si, il problema è sempre quello, che il successo o il fallimento delle tue tecniche educative le scopri solo 20 anni dopo. E per allora il mondo è troppo cambiato per riapplicarle tel quel.
Eh, il problema è quello… La storia ci giudicherà per quanto abbiamo fatto gli scongiuri… 🙂
Avevo fatto anche io – da ex liceale – una riflessione simile su twitter e bagni della scuola
http://topoblu.wordpress.com/2013/01/14/letroiedellamiascuola-i-teenagers-e-i-bagni-del-liceo/
Letto… Siamo d’accordo, soprattutto sulla questione della perdita del pudore.
In effetti pare anche a me il segno di questi tempi.
Grazie 🙂
c’è una cosa di cui sono convinto: i “giochi” ed il lessico dei ragazzi d’ogni generazione rispecchiano ampiamente quello delle generazioni che li crescono. smartphone, twitter e i tag che emergono dalla voce di un adolescente sono specchio del modello comunicativo che gli adulti hanno creato, ragion per cui sottoscrivo pienamente quello che dici sulla forza di quel #letroie rispetto ad un #leveline o che altro. quello che ho appena letto è un post memorabile.
Mi fa piacere, grazie 🙂
Reblogged this on delloltreuomo.
L’ho rebloggato perchè credo sia una discussione molto interessante e da diffondere…
Un saluto
Grazie, mi fa piacere se può essere utile. 🙂
La cosa più semplice è dare la colpa sempre agli altri. Questa volta il mostro è Twitter, altre volte è FB, poi è la TV…. In effetti io sono convinto che tutti i media hanno amplificato ed “allargato” il problema, ma poi resta di fatto che in primis ci siamo noi. Nessuno consapevolmente riesce ad attribuirsi delle incapacità (che credo siano insite) che poi spesso ci conducono a fallimenti. Io non ho figli, ma credo che pur lasciati liberi di agire, debbano essere monitorati, e se questo debba accadere anche su twitter, ben venga. Credo che i tempi siano maturi affinché tutti comincino a fare ammenda e a tirarsi su le maniche per cercare di “riprendere” il senso delle cose.
Non immagini quanto abbia apprezzato questo post. Scritto da te che sei un padre. Un uomo. Letto in momento in cui, regolarmente, da educatrice, ho a che fare con bambini e bambine, ragazzi e ragazze, In un momento in cui mi interrogo su cosa significhi essere donna. In un momento in cui, professionalmente e umanamente, cerco di utilizzare il web per comunicare e comunicarmi. Il tuo post mi ha motivato tanto su una serie di progetti che vorrei portare avanti. Il filo rosso è l’educazione. Perché l’educazione è il punto di partenza delle rivoluzioni culturali a cui, nel mio piccolo, vorrei contribuire. L’educazione all’identità di genere. Perché, noi femmine, possiamo riappropriarci della nostre differenze, della nostra lingua. Smettendo di farci, spietate guerre maschili tra di noi. L’educazione all’uso degli strumenti social. Perché se ne possa sfruttare le potenzialità per creare. Creare reti reali di relazioni. E non distruggerle. In un momento, storico, economico, sociale e umano, in cui le relazioni dovrebbero essere una risorsa.
Grazie, davvero, grazie!
Se ti sono stato utile non posso che esserne contento.
E comunque, l’educazione e la consapevolezza sono l’unico modo per uscire da queste paludi.
Come avrebbe detto quello, “avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza” 🙂
Grazie a te.
Che post interessante e che padre intelligente!
Io non ho figli.
Credo comunque che i ragazzzi vadano “seguiti” nella loro libertà.
“Ma stare lì in attesa e limitare al minimo le proprie colpe.”
Ecco il compito dei padri.
In quanto al problema delle “troie”, qui il discorso si allarga moltoo…
Quoto il commento di W. P.! Quoto la replica di AsinoMorto!
Grazie per questo post!
gb
Grazie a te 🙂
“Non giudicare, non interpretare la vita degli altri secondo la vita propria, non sbertucciare ciò che non si capisce.”
Un sorriso.
Splendida la tua chiusa poi!
Grazie, AsinoMorto!
gb
Mi scusi, ma non mi trova d’accordo.
Mi presento: ragazza, liceale in un piccolo paesino, di quelli dove tutti sanno tutto di tutti gli altri anche senza socials. Rappresento in pieno il classico utente Twitter-Facebook, la tanto criticata “nuova generazione”. Non particolarmente carina ma al sabato sera con il trucco (sì, “con tanta terra da coltivarci la verdura” come ha detto Lei) divento uno spettacolo più che passabile. Se il tanto studio mi lascia un po’ di tempo libero, esco con amici o fidanzato. Tengo alla mia linea e in effetti non sono grassa. Amo vestirmi alla moda, amo mettermi le canotte, i vestiti aderenti, i leggins. Mi fanno sentire bella, mi fanno sentire bene con me stessa. Sono una delle “troie della mia scuola”. Ragazzine che non vogliono essere giudicate per la musica che ascoltano hanno giudicato me e altre mille ragazze perchè conoscono dei ragazzi più grandi, perchè mettono le canotte, perchè sono, forse, come vorrebbero essere loro ma non sono. E poi leggo questo articolo, in cui le “troie”(e quindi anche io) vengono definite (cito) : “le vincenti, le cheer leaders, sono quelle che aspirano a diventare veline, fidanzate di calciatori, puttane di potenti”. Lo sa come mi vedo tra vent’anni? Mi vedo un medico. Mi vedo una persona che ha studiato, che ha faticato. Non mi vedo una puttana di un potente. E mi indigna che qualcuno possa giudicarmi così duramente senza nemmeno conoscermi. Lei parla di quelle twittatrici come del nostro futuro, quelle che hanno ancora valori. Beh, se il nostro futuro è questo, che futuro triste e gretto ci aspetta. Un futuro di ipocrite già a quattordici anni. Mi scusi, ma rivendico il pieno diritto di una ragazza o una donna di mostrare quanta pelle le pare come le pare senza essere giudicata “serva del potere” “velina” “troia” o “puttana di un potente”. Non è il trucco, la maglietta, o quanti ragazzi si ha già baciato a definire il valore di una persona.
Lei dice che le ragazze che hanno inventato questo tag sono “perdenti” perchè non hanno ancora dato il primo bacio, perchè non mettono i pantaloni militari o perchè sono più sensibili delle altre. Ha ragione, sono delle perdenti. Ma non per quei motivi. Quelli sono – mi perdoni il termini – cazzate. Sono delle perdenti perchè, se sono grasse, invece di fare ginnastica e fare la dieta se la prendono con le ragazze magre. Sono delle perdenti perchè passano le giornate a invidiare altre persone, invece che darsi da fare per cambiare. Sono delle perdenti perchè fingono di essere insicure e di non amarsi, e invece proprio in virtù di questo pensano di avere il diritto di giudicare ogni altra persona che soffre meno di loro, o semplicemente se soffre non lo scrive su un social network. Sono delle perdenti perchè, tra migliorarsi e piangersi addosso, scelgono piangersi addosso.
Per poi parlare del perchè è stato inventato questo tag, penso che le parole del nostro più grande cantautore, nonchè mio cantante preferito, esprimano meglio delle mie il mio punto di vista:
“Si sa che la gente dà buoni consigli, se non può più dare cattivo esempio.”
Cordiali saluti
Ti scuso eccome, anzi scusami te perché probabilmente non sono riuscito a spiegarmi come avrei voluto.
Nel senso che, citando i tweet tipo quello della verdura e confrontando i due modi di essere ragazza/donna, in verità non volevo giudicare le ragazze, ma gli adulti che le ragazze hanno giudicato troppo sbrigativamente.
Rimango del parere che lo schema troia-sfigata sia una sciocchezza e me ne hai appena dato una conferma, perché tu, per esempio, sei solo te stessa ed è giusto così.
Purtroppo però, questo mondo (e non io, che sarebbe più facile) sta facendo di tutto per far sentire le ragazze come te delle sfigate, o delle troie, o entrambe le cose, o viceversa.
E la cosa non mi piace molto anche perché certe tue parole sulle perdenti lo fanno capire, che un po’ lo schema ti è restato addosso. Anche a te.
E la cosa mi piace ancora meno. Perché questo è un mondo che è fatto per le puttana dei potenti, sembra disegnato per loro.
E proprio per questo, rimango anche del parere che ci sia la necessità da parte degli adulti di “aiutare” (posso dirlo ?) i ragazzi, perché i primi è il loro “mestiere” e i secondi ne hanno sempre bisogno (posso dirlo ?).
Aiutare a diventare/restare se stessi (nudi, grassi, pigri, storti, come si sentono di essere).
E giudicare, questo mai.
Quindi e in conclusione, questo è quello che volevo dire e grazie per il tuo commento.
E si sappia che preferisco sempre un cattivo esempio a un buon consiglio.
E in bocca al lupo per la tua vita. 🙂
[…] {continua a leggere sul blog di Luca Padovano} […]
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