Il regalo più grande. Storia di Natale per disertori
di AsinoMorto
E ci furono quei due ragazzi, figli di contadini: arruolati a forza nelle SS alla fine della guerra, essi si rifiutarono di firmare, furono condannati a morte, e il giorno dell’esecuzione scrissero nella loro ultima lettera a casa: “Tutti e due preferiamo morire che avere sulla coscienza cose cosí terribili. Sappiamo che cosa fanno le SS.”
Cioè, mi fucilano, sul serio.
Vabbè, alla fine non poteva che finire così, io quel pulsante non lo premo, la mia firma su quella lista non la metto, quei disgraziati comunque moriranno, ma non sarà per mano mia.
E loro dicono “ne troviamo mille al tuo posto”. E io rispondo “novecentonovantanove, da ora”.
E allora dicono “cosa credi di fare? Questo è comportamento antisociale”. E io rispondo “no, è diserzione”.
E quelli continuano “ma un uomo della tua cultura, non ti rendi conto che sono barbari, incivili, mezzi uomini? Perché ti interessa di loro?”. E io continuo “ma tutta questa cultura, a che mi servirebbe se non per comprendere che nessun uomo è un mezzo uomo? Nessun uomo è un numero?”.
E poi “non possiamo permetterlo, se rifiuti dovrai morire”. E io “meglio che avere sulla coscienza cose così terribili”.
Ed eccomi qui, davanti al plotone di esecuzione, su un piazzale, freddo a dirla tutta. E quelli dicono “questo stupido gesto di individuale ribellione non ha senso. Nessuno saprà cosa hai fatto, nessun ricorderà il tuo nome”.
E io dico “qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. I vuoti di oblio non esistono”.
“E’ pazzo” dicono loro “giustiziatelo”.
E mi giustiziano e va bene così, perché è vero, se devo morire preferisco morire d’inverno, anzi a Natale.
Così magari Babbo Natale mi porta l’immortalità o uno scudo d’energia, o magari qualche superpotere per volare via da questo piazzale, freddo.
Anzi no, forse il regalo più grande è quello di riuscire comunque, sempre, qualsiasi cosa succeda, a distinguere il bene dal male, comprendere che ci sono confini che non devono essere superati. L’asticella a un certo punto non deve scendere più.
Anzi no, forse il regalo più grande è il coraggio, anche di morire, se necessario. Piuttosto che oltrepassare quel confine. Costi, quel che costi.
Anzi no, il regalo più grande è fermarsi prima, dire no, tanti no, uno dietro l’altro, urlare che non ci stiamo, sbattere in faccia al mondo la nostra individuale, intransigente diserzione. Fermare l’asticella.
Il regalo più grande, capire. Finché siamo ancora tempo.
Essi avevano conservato intatta la capacità di distinguere il bene dal male.
Ma guarda chi si rivede. Auguri! 😀
Son pigro, vero? Auguri a te e 😉