Alzati
di AsinoMorto
Ci sono le paralimpiadi, le guardano in pochi, spettacolo minore, ammazzacaffè dell’indigestione olimpica di qualche giorno fa.
E poi perché non è facile vedere le gare, ti turba. Altro che, se ti turba.
Che quella è gente che gli manca dei pezzi, letteralmente. Sono ciechi, storpi, senza gambe, braccia, storti oltre il sopportabile. Sono brutti.
E’ uno spettacolo in HD che tira fuori tutta la morale pseudo-cattolica della vergogna, della Punizione Divina, del pudore viscido dell’aspirazione alla normalità, non guardare le brutte cose del mondo, sei ancora piccolo. E poi non cresci mai.
Poi però la ragazza non vedente che fila come un missile nella vasca. Dritta.
Poi però i calciatori in un campo recintato e una palla con i campanelli e una benda sugli occhi. E fanno gol.
Poi però il ciclista che gli manca mezza parte del corpo, ma dove ha lasciato gamba e braccia. E sta in equilibrio, pedala.
Poi… Poi ti fai l’idea che quello è il più fondamentale, importante, doloroso, faticoso, cazzutissimo, bellissimo spettacolo che tu abbia mai visto in vita tua.
Perché quella è gente incazzata, ma incazzata proprio. Quella è gente che non molla e soffre e chissà i moncherini dolenti, la faccia graffiata e tumefatta per qualche muro o palo che non doveva stare lì.
Immagino l’incessante battaglia contro la pietà pelosa, l’ignoranza, l’indifferenza, il ma-chi-te-lo-fa-fare. Contro l’incomprensibile spreco di quella formidabile energia, dissipata in rabbia e dolore. E in frustrazione per una barriera architettonica, o un inutile atto di pietismo, l’insulto di uno sguardo che guarda già al prossimo finto problema.
E immagino quella rabbia furente ricordare a me, distratto normodotato fuori forma, che è la rabbia che fa vivere, la costante volontà di dimostrare l’importanza unica della propria identità.
L’incessante atto politico di imporre la propria esistenza, di sputare in faccia al mondo il devastante e dolente miracolo della diversità di ciascuno di noi.
E vedere il tuo sangue vomitato per terra, estrema dimostrazione del vero senso della vita. Esserci e strappare i giorni a morsi e raccontare e non fingere mai.
E alzarsi tutte le mattine. Vivi, nonostante tutto.
E non tutti, non so voi, possiamo dire lo stesso. Tutte le mattine.
[…] Alzati Sentirsi bene pur dopo aver preso pugni nello stomaco, sui fianchi e in faccia durante la lettura di questo post di @AsinoMorto by AsinoMorto […]
Questo post dimostra sensibilità. Bravo.
🙂
complimenti bello
Grazie 🙂
E no, non tutti possiamo dire lo stesso. Per via della differenza che passa tra vivere e lasciarsi vivere, tra strappare i giorni a morsi e galleggiare sul quieto laghetto di una vita “tranquilla”.
Grazie per questo post, che straccia un po’ del nostro (del mio) pietismo, della nostra presunta normalità.
Bel pezzo, poi c’è anche chi pur sportivo e pur disabile non guarda gli sport competitivi, ma questa é un impostazione di altra filosofia 😉
Eh, hai ragione, non è che la competizione sia necessariamente un valore positivo. Mi sono fatto suggestionare dal clima olimpico 🙂
Grazie.
Come “ciliegina sulla torta” ti segnalo questo link
Avrei voluto scriverci un post, ma credo che la sua destinazione più degna sia qua, a completamento di questo bellissimo post.
Grazie. Spot molto bello e tu sei molto gentile, grazie. 🙂
Un brano teneramente crudo nel descrivere senza pietismi la realtà così come è. Un blog francamente bello.
Grazie mille. 🙂
Sulla disabilità io ho scritto una poesia che mi piacerebbe farti leggere perchè ricalca in versi la crudezza della tua prosa. Ma non so come fare, anzi sì. Se ti va,cerca nel mio blog “In ritardo”
Post come questo contraddicono ferocemente il sottotitolo di questo blog…che non è francamente, superfluo, ma, anzi, necessario. Grazie per la tua lucidità, un abbraccio
Reblogged this on Ti fidi di me? and commented:
Signore e signori, questo é da leggere.
molto bello questo post, grazie mille!
Grazie a te 🙂
Tg1delle 20.00, pezzo sulle paraolimpiadi…
“Ma quella che c’aveva?” mia madre che si chiedeva che tipo di disabilità avesse la “Pellegrini” delle paraolimpiadi…
“Boh! non l’hanno detto” …la mia risposta..
…
Ah ah, questa è proprio bella… Grazie 🙂
Non guardo le Paralimpiadi, come non guardo nessun tipo di manifestazione sportiva, penso che dietro ad ogni competizione sportiva ci sia solo l’espressione dei peggiori sentimenti umani. Ma mi è piaciuto molto il tuo punto di vista e condivido che queste persone a cui noi “normali” riconosciamo a malapena il diritto di vivere, abbiano molto da insegnarci. Grazie.
Hai ragione, la chiave sportiva rischia di semplificare e schiacciare sulla competizione, ma lo sport è anche una formidabile metafora della vita e della morte e un potente veicolo di integrazione.
Sono questi aspetti che mi hanno “suggestionato”, ma è chiaro che il discorso è molto più articolato e complesso.
Grazie 🙂
Ho letto l’articolo insieme a mio figlio e ad un suo amico: il commento è stato univoco: molto bello, bravo
Le paraolimpiadi mi fanno sentire in colpa. E’per quello che non le guardo. Nel profondissimo so che dovrei spendere le mie parole migliori per i caratteri di quelle persone, per la volontà di vita che esprimono, per la loro forza e tanacia. Lo so ma non lo faccio perchè il desolante spettacolo della mia “normalità” sprecata mi fa troppo male.
Era una calda estate del 1980, due ragazzine all’imbrunire si trovano a casa di una di loro e si preparano per uscire…. E’ il tempo delle prime cotte, del portarsi i vestiti “proibiti” da mamma e papà, di nascosto, a casa dell’amica per poterli indossare lontano dai loro occhi inquisitori, del voler sfidare il mondo forti della propria “beata ignoranza” che caratterizza quella particolare età…
Paola ha un “ciao” bianco, desiderio che sta al primo posto della classifica delle cose che “valgono di più” ( per una ragazzina di quell’età, io, che ancora non lo possiede).
Paola è molto bella e indipendente, gode di quella libertà di cui poche ragazze, a quei tempi, potevano usufruire.
Quella sera, i miei genitori erano fuori a cena, situazione ideale per organizzare un mini fuga, in due sul motorino, destinazione lungo lago per fare due vasche motorizzate…
Ma io non sono in forma e malgrado le proteste di Paola, rinuncio. L’accompagno al cancello e lei sale fiera sul suo “ciao” e parte…
Due passi di ritorno nel mio giardino e…lo schianto…
Paola viene portata d’urgenza a Novara ma rimarrà per tutta la vita tetra- paraplegica per colpa di un ubriaco che l’ha investita…
Non conosco le dinamiche che subentrano al momento in cui ti dicono:” non ti muoverai più da questo letto”, fatto sta che la “mia amica” non ha assolutamente accettato la sua nuova condizione, è andata in un centro in Francia all’avanguardia per questo tipo di problemi, è tornata con un’apparecchiatura che le permetteva di rimanere seduta per diverse ore al giorno.
Paola, a mezzo di braccia, gambe e cuore di chi non l’ha mai lasciata un attimo, ha potuto vivere la sua “vita” prendendola per le corna, senza mai arrendersi , con la curiosità e la “fame” di un bambino , con la caparbietà di chi, pur non potendo contare su stesso, vuole sfidare il fato bastardo!!!
Paola non è più con noi, ma la sua intraprendenza e il suo attaccamento a quel dono che le è stato regalato e poi portato via, dovrebbero essere di esempio a tutti coloro che dietro la “vita” si nascondono…
Grazie Luca per la tua assolutamente perfetta analisi e per avermi regalato l’occasione di rendere omaggio ad una grande donna che vivrà per sempre nel mio cuore!!!
[…] by AsinoMorto Fonte: lpado.wordpress.com […]